“VOLEVANO STUPIRCI CON EFFETTI SPECIALI”… ...ma il trucco delle 1000 telecamere non è riuscito!

09.10.2019

Ricordare le cose fa sempre bene alla salute (politica)! Nella lontana mattina del 11 luglio '18, la sala della Vaccara di Palazzo dei Priori, ha visto la conclusione di un progetto studiato e voluto dalla politica comunale perugina (già da allora c'era in carica il nostro beneamato sindaco Andrea Romizi; con l'altra giunta fallimentare).

Sto parlando del censimento della videosorveglianza privata a Perugia messa al servizio della sicurezza pubblica. Erano state illustrate le modalità della piattaforma per l'inserimento e l'utilizzo degli impianti di videosorveglianza privati al servizio delle Forze dell'Ordine. Tolti tutti gli "orpelli" e i "corbelli" la questione si riduceva al concetto di una rete di telecamere (private e pubbliche) che estendendosi, a mo di ragnatela, per tutta Perugia, o sopra buona parte di essa, (bisogna poi sapere qualierano le parti; solo centro o anche periferie?) che dovevano, in teoria, garantire una visibilità dei crimini che ivi si commettevano. Questo miracolo che avrebbe permesso di togliere Perugia dal crimine che l'attanagliava, era stato possibile (ma questo lo aveva creduto solo a chi aveva avuto quella "botta"di intelligenza strategica) realizzarlo grazie all'inserimento di due articoli del regolamento di Polizia Urbana (il 30: "censimento impianti di videosorveglianza attivi nel territorio comunale" ed il 31: "trattamento dei dati"), che a suo tempo, il Consiglio comunale di allora aveva approvato.

"Il calzolaio sa leggere e scrivere. Buono a sapersi!" come diceva quella battuta sul film "NELL'ANNO DEL SIGNORE".

Parlando in "tecnichese" l'art. 30 stabiliva e stabilisce tutt'ora, che: "I titolari di impianti di videosorveglianza attivi nel territorio comunale sono obbligati a comunicare al Comune di Perugia, entro 60 giorni dalla loro installazione, i principali dati riferibili a detti impianti, in particolare:

- ubicazione dell'impianto;

- dati identificativi e reperibilità del titolare dell'impianto;

- dati identificativi e reperibilità del responsabile del trattamento.

La comunicazione dei predetti dati sarà effettuata con modalità semplificate mediante il loro inserimento nella sezione dedicata predisposta sul sito internet comunale, visionabile esclusivamente dalle Forze di Pubblica Sicurezza.

Mentre l'art. 31 (trattamento dei dati) recitava e tutt'ora recita che: "I dati saranno trattati nel rispetto della disciplina dettata dal Decreto Legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ; Codice in materia di protezione dei dati personali". nella esclusiva disponibilità di Magistratura e Autorità di Pubblica Sicurezza.

Secondo chi lo aveva studiato, questo tipo di intervento, organizzato come un "grande fratello" che avrebbe vegliato notte e giorno sopra la nostra incolumità, risultava tutto bellissimo ed essenziale. Ma noi di "Perugia: Social City", che abbiamo la sfera di cristallo, in qualche modo e soprattutto l'occhio lungo per valutare queste faccende, avevamo espresso un "ma" doveroso sulla reale riuscita dell'impresa.

In verità, come poi si è evidenziato con il passare del tempo, non eravamo tanto sicuri e meno ne siamo sicuri ora, che questo tipo di intervento che individuava i criminali che già avevano commesso l'illecito, sarebbe stato anche utile per una adeguata prevenzione. Perché, per l'incolumità del cittadino, risulta più importante che il crimine venga prevenuto più che dare la caccia a chi l'ha già commesso e magari ha già fatto del male irreparabile a qualche malcapitato! È chiaro che il problema non è banale, ed è certamente delicato riuscire ad incidere concretamente sulle esigenze di prevenzione quanto, se non più nello stesso modo e sostanza, di quello del fermo del criminale che già si è qualificato tale.

Oltre a questi dubbi ne avevamo e ne abbiamo, anche altri riguardo alla questione del reale diritto alla privacy (Regolamento del garante della privacy) che poteva andare seriamente compromessa con il non corretto uso, che potevano fare, degli stessi strumenti di controllo. Eravamo convinti, dunque, che il problema andava affrontato rimanendo con i piedi per terra e facendo ricorso più al buon senso pratico che agli impianti tecnologici possibili che si potevano mettere in campo, altrimenti si sarebbe rischiato di perdere il senso della misura finendo col proporre norme ridicole e sostanzialmente, come è stato, inapplicabili o inutili.

Ma tutto questo "corri e fuggi" è andato a farsi benedire ed ora (poveri noi) si parla, come tempo fa rifiutato dai cittadini, dell'Esercito nelle nostre strade; dimostrando che la politica comunale ancora non sa che pesci pigliare per portare (in modo democratico) un poco di sicurezza pubblica alla nostra benedetta città; che non si merita proprio che venga lasciata in queste pericolose situazioni.

da Giampiero Tamburi