
Carta REI (ex Social Card)
La "Carta REI" (vecchia Social Card)...
...è la figlia di una sbagliata UE.
Già
a suo tempo la proponeva il Ministro Tremonti nel Governo Berlusconi
e, purtroppo, è una questione che interessa anche noi umbri e
perugini.
Per essere radicali si potrebbe dire che la differenza
tra noi, Italia, ed i Paesi emergenti (non si chiamano più del terzo
mondo) non sta nella disoccupazione e nella miseria che sempre più
avanza e non si ferma, o non si vuole, cercare di frenare, sta solo
nell'assistenza che siamo capaci di dare a chi non sa come tirare
avanti dignitosamente se non addirittura, morire di fame. È dura
parlare così? Certo! Ma negare questa realtà sarebbe da ipocriti
bugiardi o da politici a cui non piace far vedere le cose come
veramente stanno! Parafrasando quella massima che dice "Guai al
Paese che ha bisogno di eroi", si potrebbe affermare: "
Guai a quel Paese che ha bisogno di una Card REI (ex Social Card),
perché significa che abbiamo piegato le ginocchia e ci siamo arresi
senza combattere la povertà!
Doveroso assistere economicamente
chi è in queste condizioni? Naturale, senza dubbio! Ma ciò non
toglie che se siamo arrivati ad una condizione sociale ed economica
di questa portata, c'è chi ha commesso degli errori ed anche
gravi.
Come è stato possibile arrivare a ciò? Solamente
perché, per la volontà incondizionata di realizzare l'unione
europea, abbiamo sbagliato sorvolando su aspetti e valutazioni
importanti per il nostro Paese? Forse; ma non solo per quello; che
comunque dovevamo fare, per non tirarci indietro e subire le
conseguenze di una inevitabile evoluzione politica, ma, forse, per
come abbiamo affrontato questo inevitabile passo!
Ci sono stati
dei vantaggi? Indiscutibilmente si ma, purtroppo, il prezzo che noi
italiani stiamo ancora pagando è un prezzo altissimo e,
sinceramente, così rimanendo le cose, non possiamo essere sicuri che
i vantaggi siano più grandi che i danni fatti dagli svantaggi.
Dobbiamo e possiamo tornare indietro? No! Questo è sicuro!
Ma
vediamone alcuni di questi indiscutibili svantaggi:
L'entrata
nell'Unione di paesi più poveri, ossia con un reddito più basso, ha
fatto si che ai Paesi già appartenenti all'Unione venissero limitati
i fondi comunitari per lo sviluppo delle aree svantaggiate, per le
risorse umane, per l'agricoltura, per la ricerca ecc.. .
l'Italia
si trova a competere con prodotti di altri Paesi, messi sul mercato a
prezzi inferiori, in quanto la manodopera, di tali paesi, costa meno,
creando con ciò, enormi difficoltà al nostro settore
produttivo.
Oggettive difformità nei processi decisionali degli
organi comunitari, hanno dato origine all'accettazione di un enorme
grado di rinuncia alla propria sovranità nazionale, che, seppur in
misura e in maniera diversa, doveva comunque essere, per alcune
oggettive peculiarità, mantenuta per una minima garanzia sul
principio dell'unanimità di applicazione in tutti gli Stati
membri.
Si pensava che l'entrata in vigore dell'euro avrebbe
portato numerosi vantaggi, quali la bassa inflazione e, quindi, una
maggiore stabilità dei prezzi, i quali avrebbero evitato la perdita
di valore di stipendi e pensioni. Far spostare nell'Unione, persone e
merci sembrava che sarebbe costato meno, perché non avremmo dovuto
sostenere costi bancari per cambiare le lire nella valuta del Paese
europeo in cui vogliano agire. I tassi di interesse per i prestiti ,
pareva che sarebbero stati più bassi, e chi avesse voluto chiedere,
ad esempio, un prestito per comprare la casa avrebbe dovuto spendere
meno soldi. Pensavamo che se in tutta Europa i prezzi dei prodotti
fossero stati in euro, sarebbe stato più facile fare confronti e
acquistare il prodotto che fosse costato meno e che ciò avrebbe
aiutato la concorrenza tra i vari Paesi appartenenti
all'unione.
Invece la moneta unica, gestita in modo non adeguato
e non controllato, sia politicamente che economicamente, ha permesso
che venisse fatta una speculazione economica deleteria dai vari
operatori economici, causando effetti diametralmente opposti;
l'aumento del costo della vita e quindi dei prezzi dei beni, che
invece si credeva dovessero rimanere stabili.
Ed altri effetti
disastrosi che sarebbe troppo lungo evidenziare in questa
pagina.
Perciò, a questo punto, pur essendo non discutibile se
restare o no membri dell'Ue (sarebbe irresponsabile sotto tutti i
punti di vista uscirne). l'imperativo è con quali criteri rimanerci.
Se il nostro ordinamento costituzionale, Parlamento, Governo e quanti
altri hanno il potere decisionale, sia politico che economico, non si
renderanno conto di agire in altro senso per poter pareggiare il
conto, la nostra situazione andrà inesorabilmente sempre più a
diventare insostenibile, procurando alla nostra società una reale
impossibilità di proseguire su questa strada.
Perugia 12/07/18.